logonero_sfondo_bianco
logobianco_su_sfondo_nero_alta
logoregionelazio-negativo_rgb

Sistema Museale Urbano

della città di Licenza

Sito realizzato grazie al contributo della Regione Lazio - Avviso pubblico a favore di biblioteche, musei e archivi accreditati nelle rispettive Organizzazioni regionali (O.B.R., O.M.R. e O.A.R.) 2021

villa-orazio

licenza musei

Area archeologica della Villa di Q. Orazio Flacco

quinto_orazio_flacco.jpeg

Area archeologica della

Villa di Quinto Orazio Flacco

​La Villa di Licenza corrisponde al fundus in Sabina donato ad Orazio da Ottaviano Augusto, tramite Mecenate, nel 32 a.C., al quale il poeta fa spesso riferimento nelle sue opere letterarie.

Sorge lungo il torrente Licenza che sbocca nel medio corso dell’Aniene fra Vicovaro e Mandela. In età preromana la zona era abitata dal popolo italico dei Sabini, ai confini del territorio degli Equi; infatti nella suddivisione augustea dell’Italia in regioni rientrò nella IV Regio Sabini et Samnium. Per questo il fondo in campagna, oggetto del dono, è identificato nei testi oraziani e dei commentatori con l’attributo Sabinus o “tra i Sabini”.

La Villa di Licenza corrisponde al fundus in Sabina donato ad Orazio da Ottaviano Augusto, tramite Mecenate, nel 32 a.C., al quale il poeta fa spesso riferimento nelle sue opere letterarie.

Sorge lungo il torrente Licenza che sbocca nel medio corso dell’Aniene fra Vicovaro e Mandela. In età preromana la zona era abitata dal popolo italico dei Sabini, ai confini del territorio degli Equi; infatti nella suddivisione augustea dell’Italia in regioni rientrò nella IV Regio Sabini et Samnium. Per questo il fondo in campagna, oggetto del dono, è identificato nei testi oraziani e dei commentatori con l’attributo Sabinus o “tra i Sabini”.

La “Villa di Orazio” si distingue nettamente, per posizione, dimensione e livello decorativo

nel panorama delle circa quindici villae rustiche della zona. L’aspetto dell’edificio, quasi interamente riportato in luce dagli scavi partiti all’inizio del’900 e integrati in piu riprese fino al 2000, chiarisce perfettamente l’intento architettonico del dominus: subordinare le architetture della villa all’ampio giardino che domina la residenza, una costruzione rettangolare piuttosto allungata, occupata per circa tre quarti dal grande quadriportico che ospitava gli impianti arborei progettati con una sensibilità architettonica paragonabile ai giardini di alcune ville pompeiane.

Per saperne di più

​La Villa di Licenza che corrisponde al fundus in Sabina annoveratro in quel gruppo di ville e “ritiri” di poeti, scrittori ed eruditi, sorte in un settore privilegiato dei dintorni di Roma, l’ager Tiburtinus, a partire dalla metà del II sec. a.C. e che così ampiamente ritroviamo in questo quadrante, a riprova dell’enorme fama di cui godevano i loca Tiburtina.

La predilezione per Tivoli, da parte di agiati personaggi per i quali possedere una villa di otium in luoghi rinomati era uno status symbol, fu dovuta innanzitutto alle eccezionali bellezze panoramico paesaggistiche, celebrate dai viaggiatori del Grand Tour e la breve distanza dall’urbe: solo 20 miglia, tanti da far considereare le residenze extraurbane al pari della domus urbana.Orazio in persona descrive il suo Sabinum all’inizio dell’Epistola I, 16, vv. 1-9, diretta all’amico Quinzio, soffermandosi sulle caratteristiche rurali del fondo: campi arabili, oliveti, frutteti, prati, vigneti maritati agli olmi, selve di cornioli e pruni, querce e lecci; definendo il suo fondo spesso con espressioni diminutive, forse per vezzo letterario, come angulus, villula, bensì la proprietà raggiungesse circa i 160 iugeri (40 ettari) e fosse coltivata da otto schiavi sottomessi a un guardiano (vilicus) e abitato da cinque famiglie (foci) di patres, abituali frequentatori di Varia, ex proprietari del fondo stesso ridotti al rango di coloni.

L’aspetto dell’edificio, quasi interamente riportato in luce dagli scavi partiti all’inizio del’900 e integrati in piu riprese fino al 2000, chiarisce perfettamente l’intento architettonico del dominus: subordinare le architetture della villa all’ampio giardino che domina la residenza, una costruzione rettangolare piuttosto allungata, occupata per circa tre quarti dal grande quadriportico che ospitava gli impianti arborei progettati con una sensibilità architettonica paragonabile ai giardini di alcune ville pompeiane.

planimetria-villa-orazio

In epoca oraziana, questo particolare settore, che doveva essere cinto solo da un muro perimetrale per essere successivamente dotato di portico finestrato e includeva quasi al centro una grande piscina rettangolare, rappresentava l’ambito più esclusivo della dimora utilizzato per passeggiate al fresco e per l’esercizio dell’otium litterarum e contemplativo. Quest’area naturale in cui si alternano le forme scolpite delle siepi all’impianto di frutteti, vigneti e oliveti con intorno i boschi delle pedici del Colle Rotondo su cui si staglia la villula accoglie, ad un’estremità, il settore residenziale. Questo riproduce la forma di una tipica domus italica di età repubblicana ad un solo piano, costituita di un compatto gruppo di circa venti ambienti raccolti intorno a un piccolo atrio. Gli ambienti ad Ovest (verso la montagna),

potrebbero appartenere al quartiere di servizio e di soggiorno, in quelli ad Est invece sono riconoscibili cubicoli e forse un triclinio e il tablino. I cubicula o stanze da letto sono pavimentati con mosaici a disegno geometrico bianco e nero di età post-oraziana (oggi solo parzialmente visibili).

Alla sua morte Orazio, secondo lo storico e biografo Svetonio, lasciò tutti i suoi beni all’imperatore Augusto, pertanto la villa confluì nel fisco imperiale.

 

Bibliografia essenziale: http://www.sabap-rm-met.beniculturali.it/it/206/il-percorso-espos...

 

Progetto editoriale a cura:

Servizi culturali LicenzaMusei - Lucina Giacopini

Materiali PDF 

Create Website with flazio.com | Free and Easy Website Builder